Come migliorare la Cultura della sicurezza

Dal punto di vista antropologico (cioè relativo allo studio dell’uomo), sono stati identificati quattro fattori principali che influenzano la cultura della sicurezza, cioè come facciamo le cose quando parliamo di salute e sicurezza sul lavoro.

Questi fattori sono di seguito riportati:

  1. Le Abitudini: le cose che facciamo giorno dopo giorno e che semplicemente diventano normali nell’ambito del lavoro;
  2. Il Credo: le cose che le persone credono relativamente alla sicurezza sul lavoro;
  3. Il Linguaggio: come le persone parlano della sicurezza;
  4. L’Ambiente fisico: la “configurazione” del luogo di lavoro.

In questo articolo ci soffermiamo sulle ABITUDINI.

Cosa sono le abitudini?

Le abitudini sono i comportamenti che sviluppiamo ripetendo una certa azione ogni giorno, che facciamo quasi senza averne coscienza e soprattutto qualcosa di cui non abbiamo il pieno controllo.

Un esempio, che tutti coloro che guidano l’auto possono capire, è la guida dell’auto quando percorriamo lo stesso percorso dal lavoro a casa e viceversa tutti i giorni. Non vi è mai successo di arrivare a casa o al lavoro senza quasi esservene accorti? Ecco, quella è un’abitudine!

Qualcuno potrebbe eccepire dicendo che ciò non è necessariamente una causa di incidenti.

Aggiungo allora un altro tassello all’esempio della guida: vi ricordate quando iniziammo a guidare l’automobile? Io ricordo che ero attento a tutti i minimi ostacoli, la velocità era ridotta, l’inserimento in una strada trafficata richiedeva più tempo, insomma il rispetto delle regole e l’attenzione ai rischi erano maggiori. Con il passare del tempo abbiamo tutti acquisito “confidenza” con il rischio alla guida dell’autoveicolo, con meno coscienza dei rischi dovuti al non rispetto dei limiti di velocità, al passare con un semaforo giallo e così via.

Ma tutto questo cosa c’entra con la salute e sicurezza sul lavoro?

In realtà si ha esattamente la stessa dinamica anche nei luoghi di lavoro.

Facciamo un altro piccolo esempio del perché la nostra mente adotta le abitudini. Provate a leggere il seguente testo:

“Non imorpta in che oridne apapaino le letetre in una paolra, l’uinca csoa imnorptate è che la pimra e la ulimta letetra sinao nel ptoso gituso. Il riustlato può serbmare mloto cnofuso e noonstatne ttuto si può legerge sezna mloti prleobmi. Qesuto si dvee al ftato che la mtene uanma non lgege ongi letetra una ad una, ma la paolra nel suo isineme. cuorsio, no?”

La nostra mente è fenomenale per alcuni aspetti, ricerca degli escamotage per risparmiare energia. Per cui, anche nella lettura di un testo, essa ha degli schemi pre-impostati per leggere più velocemente oppure per ricostruire la parola.

Così, anche per le abitudini, la mente cerca degli schemi per risparmiare energia. Purtroppo però queste abitudini possono portare ad un livello in cui, a volte, non si riconoscono più i rischi. Per la salute e sicurezza ciò potrebbe portare ad infortuni.

Cosa fare per accorgersi delle abitudini ed evitare infortuni?

Abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a riconoscere i comportamenti non sicuri. Quindi il lavoro di squadra è essenziale! Se da soli non ci accorgiamo dei comportamenti non sicuri perché abbiamo un’abitudine, il collega che ci sta accanto ci deve aiutare a riconoscere quei comportamenti. Mi darà un feed-back sul mio comportamento e lo ringrazierò!

Tutto ciò significa che il coinvolgimento di tutte le persone, a tutti i livelli dell’azienda, è una potente arma per la difesa dagli infortuni sul lavoro. E quando diciamo “a tutti i livelli dell’azienda” intendiamo che il datore di lavoro, i dirigenti e i preposti per primi devono essere dei modelli di riferimento, ad esempio indossando i dispositivi di protezione individuale quando si recano nelle aree in cui è richiesto.

Certo non basta un discorsetto di fine anno per provocare un cambiamento nella cultura dell’azienda. Il miglioramento si ottiene con un processo strutturato che passa attraverso:

1 – La pianificazione degli obbiettivi con il coinvolgimento delle persone e il riconoscimento delle abitudini non sicure; l’adozione dei comportamenti sicuri;

2 – L’instaurazione di un processo di osservazione e feed-back;

3 – Verifica del raggiungimento degli obbiettivi;

4 – Ulteriori azioni di miglioramento.

 

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